CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 25 ottobre 2017

Vele


Le vele si regolano innanzitutto col vento, secondo la sua direzione e la sua forza, in rapporto al tempo e al mare, alla stessa navigazione. Una volta erano fatte di pelle, di canniccio, di tela. Venivano cucite e si stracciavano come si cuciono e si stracciano le camicie e i lenzuoli. La storia della marineria ha conosciuto innumerevoli specie di vele: la quadra usata gia' dagli antichi egizi, la latina, la portoghese, la genovese, in tempi piu' recenti anche quella delle Bermuda, venuta Dio sa come fino alle nostre sponde. I gabbiani, stanchi dal volo, si riposano sulle loro cime. Le vele principali: di trinchetto e di maestra, di mezzana, di belvedere e di straglio, sono collocate fra il bompresso a prua e la parte poppiera. Le vele laterali stanno sull'una o sull'altra banda, quelle ausiliari si trovano un po' dappertutto. Le une occupano la posizione superiore, le altre inferiore. Questa gerarchia e' abbastanza rispettata su tutto il Mediterraneo. Alcuni nomi delle vele rievocano avventurosi viaggi e strani viaggiatori: brigantina, carbonera, civada, borda, parocchetto, cocchina, scopamare, vela di Sant'Antonio ecc. Numerosi sono i soprannomi di ambito locale o regionale, che possiede quasi ogni golfo o porto: vele "a penna", ad "antenna", a "triangolo", quelle con "fiocco" o "trinchetto" e altre ancora, simili e diverse. Si fissano e si tengono insieme con speciali congegni e attrezzi, vari viti e ganci, stecche di tutte le dimensioni, argani e verricelli, diverse cuciture e orlature, groppi e spaghi sottili e grossi, funi e corde di ogni spessore che vengono tese e allentate per essere poi ammucchiate sul ponte o avvolte attorno alle bitte. Nelle lingue slave meridionali i termini quasi omonimi, jedra (vele) e njedra (seni) sono della stessa radice e derivazione: alcune vele sono davvero i seni della nave, si gonfiano e palpitano dall'inizio alla fine del periplo. Le vele prodotte con nuove fibre, artificiali, non possiedono lo stesso odore di quelle fatte di canapa, naturali. "Non lavare le vele in mare", e' il consiglio dei vecchi marittimi, meglio "affidarle alla pioggia o al sole". Una volta si ammainavano e alzavano solo a mano, le nuove meccaniche aiutano ma non riescono a sostituire le braccia marinaie. Ci vuole tanta esperienza, e talvolta anche fortuna, quando il velieri s'inclina e va alla banda, soprattutto nel momento in cui il mare irrompe sulla coperta e minaccia di capovolgere la barca. Ai forti colpi di vento subentra la paura che la chiglia si sollevi troppo e che insieme con il velame voli via. Veleggiare contro vento, bordeggiare un po' da una parte e un po' dall'altra, e' una grande arte, non solo in ambito marittimo. Le vele rassomigliano a certe nuvole sul Mediterraneo.

(Predrag Matvejevic, Breviario mediterraneo)

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