CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







lunedì 9 ottobre 2017

Rustica



La cabina del Rustica era calda e confortevole. Sono rimasto un momento in piedi al buio prima di accendere la lampada a petrolio. I riflessi della luce che filtrava dal piccolo foro di ispezione nella piastra della stufa danzavano sul soffitto della cabina. Il foro serviva a controllare se la stufa bruciava bene, ma non lo usavo mai. Mi bastava guardare i riflessi sul soffitto per capire se c'era bisogno di pulirla. D'altra parte non mi dovevo preoccupare spesso del riscaldamento. La stufa era un vecchio modello a gasolio, di quelle che i pescatori hanno usato per piu' di cinquant'anni. Non aveva bisogno di elettricita' e non si doveva nemmeno cambiare lo stoppino. Aveva due bruciatori circolari di metallo sul fondo e il flusso del gasolio era regolato da una semplice manopola. Era un meccanismo collaudato che non mi aveva mai tradito. Erano gia' quattro inverni di fila che scaldava la cabina del Rustica, senza che dovessi fare altro che pulirla una volta ogni due mesi. La stufa era ormai diventata parte integrante della barca, e sarebbe stato facile, quindi, dimenticarsi di lei. Invece la guardavo spesso con gratitudine, perche' rendeva possibile il mio stile di vita e mi potevo fidare di lei con qualsiasi tempo. Inoltre con il suo lustro acciaio inossidabile e le sue forme tondeggianti, era un fondamentale elemento di decoro nel quadrato del Rustica. Provavo gli stessi sentimenti per la mia lampada a petrolio, una Stelton che avevo appeso sopra al tavolo. Esattamente come la stufa, era bella, robusta e funzionale. La linea era moderna, ma aveva un bruciatore eccezionale che esisteva da diversi anni. Quando la fiamma era al massimo, faceva una luce come una lampadina da 40 watt. E in piu', emanava anche 700 watt di calore. Sul lato sinistro della cabina era fissata la mia cucina a due fuochi in smalto bianco, anche questa un vecchio modello ormai fuori commercio. Era preriscaldata ad alcool, e per questo i bruciatori si sporcavano di rado. I nuovi modelli, preriscaldati a petrolio erano difficili da accendere e richiedevano piu' attenzioni di un neonato. Tutto considerato mi era andata bene. Ero stato fortunato anche con la barca, un Rustler 31 che avevo comprato di seconda mano a Barseback, per quanto incredibile possa sembrare. Era un'imbarcazione a chiglia lunga, di 31 piedi di lunghezza e 9 di larghezza. Era stata costruita dai cantieri navali Anstey Yachts in Inghilterra, e aveva tutte le caratteristiche di una barca a chiglia lunga ben costruita, o meglio, tutte tranne la velocita'. La sistemazione era quella tradizionale. Angolo cucina a sinistra, tavolo da carteggio a dritta. Poi c'erano due cuccette, un guardaraba, un bagno e la cabinetta di prua, la mia camera da letto. Contrariamente al solito, gli arredi erano in frassino e non in teak. Prima di trasferirmi a vivere a bordo, non avrei mai immaginato quanta importanza avesse la luce. D'estate il teak e' senz'altro un legno caldo e seducente, ma nei piovosi pomeriggi di novembre avevo imparato ad apprezzare le paratie dipinte di bianco e gli armadi di legno chiaro. 

(Bjorn Larsson, Il cerchio celtico)

Nessun commento:

Posta un commento