CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 6 settembre 2017

Vulcano - Milazzo


Mentre Marco ed Elena vanno a fare i fanghi nelle pozze di zolfo e poi un bagno alle terme naturali, ne approfitto per andare a vedere con Luca il suo "Baldin". Un motorsailer decisamente robusto e che si porta ottimamente i suoi quasi trent'anni di vita. Mentre attendiamo i nostri amici, ormeggia accanto a noi, in modo piuttosto maldestro, un Sun Odissey. Si avvicina alla banchina senza aver messo i parabordi, con le cime d'ormeggio ancora nel gavone e il tender legato a poppa. Detto tutto! Lasciamo Vulcano verso le 11. Apriamo il gennaker e a debita distanza di sicurezza costeggiamo la parte settentrionale dell'isola. Vedendola dal mare ci pare ancora più bella. Verso Capo Gelso si vedono dei vigneti rigogliosi e fra questi un paio di case da sogno. Siamo diretti a Milazzo e dopo qualche ora di lenta navigazione, durante la quale Marco ha commentato che la Mehari in salita andava molto più veloce di noi in quel momento, superiamo l'omonimo capo. Individuiamo una caletta deserta dove gettiamo l'ancora per fare un bagno. Il posto, segnato sulla carta come "Cala dei Liparotti", è talmente gradevole che decidiamo di trascorrervi la notte. Poco dopo il nostro arrivo, per non smentire la nota legge della barca alla fonda descritta in modo magistrale da Arturo Perez-Reverte nel suo "Anche le barche si perdono a terra", di cui consiglio vivamente la lettura, si fermano accanto a noi, vicine vicine, alcune barche a vela che, al tramonto, si dirigono verso il porto, tranne una che però è ormeggiata più lontano. La rada è ben protetta dal leggero maestrale, alle nostre spalle un antico monastero, tutto intorno silenzio e noi trascorriamo una serata alla fonda in tutta tranquillità.

(Giornale di bordo)

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