CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







mercoledì 11 gennaio 2017

L'Infanta Combitta



Coricato, lo ero ancora di sicuro, ma questa volta su una materia in movimento. Mi lasciavo andare e poi vomitavo e mi risvegliavo ancora e mi riaddormentavo. Ero in mare. Stracco morto come mi sentivo avevo appena la forza di percepire il nuovo odore di cordame e di catrame. Faceva fresco nel recesso ballonzolante in cui ero stivato proprio sopra un oblò spalancato. Mi avevano lasciato tutto solo. Il viaggio evidentemente continuava... ma quale? Sentivo dei passi sul ponte, un ponte in legno, sopra il mio naso e delle voci e le onde che venivano a sciabordare e a rompersi contro le fiancate. È molto raro che la vita torni al vostro capezzale, ovunque voi siate, in un modo che non abbia la forma di uno sporco scherzo da prete. Quello che mi avevano giocato i tipi di San Tapeta poteva bastare. Non avevano forse profittato del mio stato per vendermi scassato com'ero all'armamento di una galera? Una bella galera, in fede mia, lo ammetto, alta di fiancata, ben munita di remi, coronata di belle vele porpora, un castello di poppa dorato, una nave che era tutto quel che c'era di imbottito nelle sale per ufficiali, con a prua un superbo ritratto a olio di fegato di merluzzo raffigurante L'Infanta Combitta in abbigliamento da polo. Patrocinava, mi spiegarono poi, l'Altezza Reale, col suo nome, le sue tettone e il suo onore reale il naviglio che mi trasportava. Era lusinghiero. 

(Luis - Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte)

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