CRONACA, LETTERARIA E NON, DELL'ANDAR PER MARE







sabato 16 marzo 2024

Piezz ‘e core

Le barche sono cose strane. Non sono neanche cose, perché i loro proprietari sono convinti che abbiano la loro brava animuccia e guai a contraddirli. Cosí le si apostrofa col pronome femminile, per l'appunto, perché la barca è sicuramente di genere femminile. Di cosa non si sa peró lo è, prendi e porta a casa. Gente strana, i proprietari di barche: si baloccano con l'ultimo dei giocattoli dell'infanzia, abbandonato quando si è cominciato ad inseguire le altre cose della vita. Costoro hanno peró mantenuto un angolo "incolto", dove far crescere indisturbata, selvaggia e caotica l'idea di custodire un sogno, quello di un'infanzia che si portano appiccicata addosso. Una fissazione.

(Marco Di Giulio, Pensieri)

lunedì 4 marzo 2024

Maestri d’ascia


L’altra materia prima usata negli arsenali era il legno che arrivava da varie zone del Mediterraneo. La preparazione dei tronchi e delle tavole era una fase importante della lavorazione. Il tronco restava a mollo in acqua di mare per lunghi periodi, anche anni, poi veniva asciugato al sole e unto con oli vegetali e solo a questo punto era tagliato in travi e sgrossato in tavole, che venivano “bruciate” sulla superficie per renderle durevoli e flessibili. Altre maestranze erano impegnate con la lavorazione del catrame che veniva fatto con legno di abete vecchio o di Pino. Il tronco di legno restava a lungo a cuocere finché rimaneva il catrame, una materia densa e scura che veniva ripulita e distillata per togliere le impurità, ottenendo così la pece. Senza la pece qualsiasi costruzione di barca, anche la più semplice, era irrealizzabile. La pece chiudeva tutte le cavità e impediva che le tavole di legno, al caldo e all’umidità, potessero marcire, inoltre, con l’aggiunta di sego, veniva passata come rivestimento protettivo sulle funi. La pece si induriva rapidamente e i maestri calafati la rendevano fluida con il fuoco per colarla tra le fessure del fasciame insieme alla stoppa, in tal modo, con il calafataggio si riusciva a rendere perfettamente impermeabili e stagne le carene e le coperte delle barche. Chi sovrintendeva a tutte le lavorazioni nell’ arsenale era il maestro d’uscita che conosceva le essenze dei legni, la loro durezza e lavorabilità e, soprattutto, il loro impiego per i diversi elementi costruttivi: la robinia o il gelso per i madieri e le ordinate; il cipresso o l’avete rosso per l’alberatura; il frassino o l’acero per i remi; la quercia, il leccio o l’olmo per la chiglia; la quercia, la robinia o l’avete per la falchetta e i bagli; il larice o l’avete per la coperta o il fasciame.

(Bruno Zan, Da Venezia a Rodi sulle rotte dei capitani da mar)

giovedì 29 febbraio 2024

Venezia


“Lassar star la tera e coltivar el mar”

(Doge veneziano, Pensieri)

martedì 27 febbraio 2024

Divinità marine


MITOLOGIE AFRICANE
Mami Wata: Loa che riunisce tutti gli spiriti marini e della diaspora africana.
Agwé: Loa vudù del mare
CIVILTÀ AINU
Repun Ka: Kamui del mare con sembianze d’orca.
MITOLOGIA ARMENA
Tsovinar: Dea del mare e delle tempeste.
MITOLOGIA ASSIRO-BABILONESE
Ea: Grande divinità delle acque
Tiamat: Divinità del caos e delle acque salate, madre di tutti gli dei.
Sirsir: Figlio di Tamiat, Dio dei marinai.
MITOLOGIA ATZECA
Huixtocihuatl: Dea dell’acqua salata.
Chalchiuhtlicue: Dea dei laghi, dei fiumi,dei mari e delle tempeste.
MITOLOGIA CANANEA
Yam: Dio del mare e del caos primordiale.
Asherah: Madre degli dei e divinità della saggezza e del mare.
MITOLOGIA FENICIA
Halieus: Tritone cornuto, Dio della pesca.
Patemi: Divinità protettrici dei naviganti.
CIVILTÀ CINESE
Wang Yuanpu: Re del Palazzo dei mari orientali.
Mazu: Dea dell’acqua e protettrice della gente di mare.
Aojun: Re drago del Mare occidentale.
Aoguang: Re drago del Mare orientale
Aoqin: Re drago del Mare meridionale.
Aoshun: Re drago del Mare settentrionale
Hai Re: Dio del mare.
Hung Shing: Dio del mare protettore dei pescatori.
Tam Kung: Divinità del mare
Shuixian Zunwang: Nobili immortali del regno dei mari.
Gonggong: Terribile Dio delle acque, che ha dato il nome anche a un pianeta nano del sistema solare, la cui piccola luna è stata nominata Xiangliu, come il suo mostruoso servitore con nove teste e corpo di serpente.
MITOLOGIA CELTICA
Lir: Dio irlandese del mare.
Llyr: Dio gallese del mare.
Manannán mac Lir: Divinità Marina irlandese.
Nodens: Dio della guarigione, del mare, della caccia e dei cani.
CIVILTÀ CRISTIANA
Maria Vergine: Stella Maris, madre di Gesù, patrona di tutti quelli che vanno per mare.
San Pietro Apostolo: Protettore dei pescatori e dei papi.
Sant’Andrea Apostolo: Protettore dei marinai, dei pescatori e dei cantanti.
Sant’Antonio da Padova: Sacerdote e dottore della Chiesa, protettore dei marinai, dei pescatori, degli affamati, degli animali, dei bambini, dei cavalli, delle donne incinte, dei fidanzati, del matrimonio, dei nativi americani, degli oggetti smarriti, degli oppressi, dei poveri, dei viaggiatori.
San Nicola di Bari: Vescovo, protettore dei marinai, dei bambini e di chiunque si trovi in circostanze avverse.
Santa Barbara: Martire, protettrice dei marinai, degli architetti, degli artificieri, degli artiglieri, dei campanari, degli ingegneri ambientali, dei minatori, dei muratori, degli ombrellai, dei vigili del fuoco.
San Francesco da Paola: Eremita, fondatore dell’Ordine dei Minimi, celeste patrono dei marittimi d’Italia, invocato contro gli incendi, le epidemie e la sterilità.
San Francesco Saverio di Navarra: Sacerdote, protettore dei marinai e dei missionari.
Santa Maria di Cervellón: Vergine, protettrice dei naviganti in difficoltà e dei naufraghi.
Sant’Adelaide di Borgogna: Due volte Regina consorte d’Italia, protettrice dei battellieri, dei barcaioli e degli ormeggiatori.
Santa Francesca Cabrini: Missionaria, protettrice degli emigranti elle traversate oceaniche.
Sant’Elmo: Vescovo e martire, altro nome di Sant’Erasmo di Formia, protettore dei naviganti invocato durante le tempeste marine.
Sant’Eulalia di Barcellona: Vergine e martire, patrona dei marinaie protettrice della siccità.
Beato Pietro Gonzales: Domenicano, protettore dei naviganti e dei pescatori.
San Foca l’Ortolano: Martire, protettore dei marinai, dei giardinieri e degli ortolani.
Sant’Adalberto di Praga: Vescovo e martire, protettore dei marinai.
Sant’Amalberga di Maubeuge: Vedova e monaca, patrona dei marinai e degli agricoltori, invocata a protezione dalla grandine, dalle contusioni e dalle lussazioni.
San Cutberto di Lindisfarne: Vescovo, Protettore dei marinai.
San Brendanodi Clonfert: Abate, protettore dei marinai, dei naviganti e delle ragazze da marito.
MITOLOGIA ELLENICA
Poseidone:Re del mare e signore degli deidel mare, dei fiumi delle tempeste, delle inondazioni e della siccità, dei terremoti e dei cavalli.
Anfitrite: Moglie di Poseidone, dea minore del mare calmo.
Cimopolea: Figlia di Poseidone e moglie di Briareo, dea delle violente tempeste.
Tritone: Divinità dalla coda di pesce, figlio e banditore di Poseidone.
Proteo: Vecchio Dio del mare mutuaforma, guardiano del gregge di foche e di altre bestie marine di Poseidone.
Ponto: Dio primordiale del mare, padre dei pesci e di altre creature del mare.
Thalassa: Dea primordiale del mare.
Brizo: Dea del sonno protettrice dei marinai.
Ceto: Dea dei pericoli e dei mostri marini.
Dorade: Dea della generosità del mare.
Euribia: Dea della padronanza sul mare.
Galene: Dea del mare calmo.
Psamate: Dea delle spiagge di sabbia.
Leucotea: Dea preposta ad aiutare i marinai in difficoltà.
Forco: Dio dei pericoli nascosti negli abissi marini.Taumsnte: Dio delle meraviglie del mare padre delle arpie e di Iride, dea dell’arcobaleno.
Idotea: Ninfa del mare figlia di Proteo.
Glauco: Mitico pescatore divenuto Dio Marino.
Nerbò: Divinità del mare tranquillo, raffigurata come un vecchio nerboruto.
Palemone: Divinità Marina che aiutava i marinai nelle tempeste.
Delfino: Fido messaggero del Dio del mare Poseidone.
MITOLOGIA FINLANDESE
Ahti: Dio delle profondità marine.
Veliamoci: Moglie di Ahti, dea delle tempeste.
MITOLOGIA FIGIANA 
Daucina: Dea della marineria.
Dakuwaqa: Dio dalle sembianze di squalo, protettore dei pescatori.
MITOLOGIA FILIPPINA
Magwayen: Dea del mare e della morte.
CIVILTÀ GIAPPONESE
Mizuchi: Leggendario dragone marino.
MITOLOGIA HAWAIANA
Nāmaka: Dea del mare.
Kanala: Dio del mare e dell’oltretomba, raffigurato da un calamaro gigante.
Kāmohoali’i: Dio dalle sembianze di squalo.
Ukupanipo: Il grande Dio squalo che veglia sui luoghi della pesca.
MITOLOGIA INDÙ
Samundra: Dea dei mari.
Varuna: Dio degli oceani e reggente dell’ordine dell’universo.
MITOLOGIA INUIT
Aipaloovik: Dio marino della morte e della distruzione.
Arnapkapfaaluk: Dea del mare.
Idliragijenget: Dio dell’oceano.
Segna: Dea del mare.
MITOLOGIA ITTITA
Illuyanka: Il formidabile Dragone degli oceani.
MITOLOGIA MAORI
Tangaroa: Dio del mare e della pesca.
MITOLOGIA LITUANA
Gerdaitis; Spirito-guida delle navi e dei marinai.
MITOLOGIA LUSITANA
Duberdicus: Dio di Marine fiumi.
MITOLOGIA NORRENA
Ràn: Dea del mare che raccoglie con la sua rete gli annegati.
Njörõr: Dio del mare, del vento, della pesca e della navigazione.
FOLCLORE SLAVO
Czar Morskoy: Dio del mare.
Chernava: Sirena, figlia di Czar Morskoy.
MITOLOGIA SUMERA
Mammut: Dea madre che designa il mare primordiale.
CIVILTÀ VIETNAMITA
Cà Ông: Dio Balena protettore dei marinai.

(Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, Comandante)


venerdì 23 febbraio 2024

Viaggiatori


Il deserto del beduino, il mare del marinaio, la neve dello sciatore: la sabbia, l’azzurro, il bianco. Nel loro elemento, questi viaggiatori non seguono piste, ma navigano di posto in posizione, tirando linee in astratto. Il marinaio raggiunge il porto, l’alpinista il rifugio, il carovaniere l’oasi. Tra una tappa e l’altra, l’ignoto. In ogni caso, un filo verso la vita teso nel vuoto.

(Sylvain Tesson, Bianco)

venerdì 16 febbraio 2024

Incertezza

 


Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti e instabili, sballottati da un capo all'altro. Qualunque scoglio a cui pensiamo di aggrapparci e restar saldi vien meno. Per noi nulla si ferma. Desideriamo ardentemente di trovare un assetto stabile ma ogni nostro fondamento si squarcia e la terra s'apre in abissi.

(Blaise Pascal, Pensieri)

martedì 13 febbraio 2024

L’incantamento


Guido io vorrei che tu e Lapo e io

fossimo presi per incantamento,

e messi in un vasel ch’ad ogni vento

per mare andasse al voler vostro e mio,

sì che fortuna o altro tempo rio

non ci potesse dare impedimento,

anzi, vivendo sempre in un talento,

di stare insieme crescesse il disiò.

(Dante Alighieri, Poesie)

martedì 16 gennaio 2024

Stagioni


Sono un uomo di montagna ma pure amo molto il mare: quelle rive povere e solitarie dove non si sentono altoparlanti e musiche ma dove unico rumore sono le onde che si infrangono sulla riva e i richiami del gabbiani.

(Mario Rigoni Stern, Stagioni)

domenica 31 dicembre 2023

Cruiser 2024


Quest’anno Habibti compie il suo dodicesimo anno d’età. Anche per noi il 2024 rappresenterà un anno un po’ speciale: l’ultimo prima della mia andata in pensione a fine anno. Nel corso dell’estate rientreremo in Italia dall’Arabia Saudita e con noi rientrerà anche Habibti, che ha trascorso gli ultimi sei anni tra Grecia e Turchia. Farà ritorno a Punta Ala, probabilmente nei mesi di aprile-maggio. L’idea è di ridiscendere il Peloponneso da Lavrion per poi risalirlo fino a Cefalonia, attraversare lo Ionio e quindi risalire il Tirreno fino a destinazione. Vento e mare decideranno quali saranno le tappe, come sempre. Avere nuovamente la barca in Italia ci consentirà di utilizzarla più spesso, come facevamo nei primi anni. Una prospettiva che ci fa davvero piacere, in attesa di nuovi progetti da condividere insieme.

(Giornale di bordo)

mercoledì 6 dicembre 2023

Passione


Soffiava una brezza di terra. Il vento si rafforzava. Presto avrebbe soffiato più forte. Si era fatto giorno è presto il sole sarebbe divenuto cocente. Le rose sulle guance della sposa non sarebbero sbiadite. Il pallore di lui, invece, vinceva persino l’abbronzatura, quella che aveva fin da piccolo. Il vento si rafforzava. Non avevano pensato di metterci la zavorra. Chi avrebbe dovuto pensarci? Non gliene importava. Sigurantsas era sbronzo. Lo sposo non se ne intendeva di mare. Era un uomo di terra, lui, con i suoi campi e i suoi beni. Il vento soffiava sempre più forte. C’era il pericolo che capovolgesse con una raffica la barca priva di zavorra? Sarebbe bastata una raffica. Più un piccolo errore di Sigurantsas al timone, più una piccola distrazione di Ghiorghìs alla vela. Allora tutte le cose avrebbero galleggiato sul mare… Tutti sarebbero precipitati fra le onde. Lo sposo sarebbe calato a picco come piombo, era un uomo di terra, lui, e non conosceva il mare. Se Sigurantsas avesse deciso di salvare la vecchia Maruditsa, lui, Ghiorghìs, avrebbe salvato a nuoto Archondo: “Ti salverò io, mio corpo angelico”. Una raffica, bastava soltanto una piccola raffica. Ma poi perché ci voleva una raffica? Non bastava una manovra sbagliata di Sigurantsas? Non bastava una stretta alle vele? E questo non dipendeva da Ghiorghìs e da lui soltanto? Con la mano poteva forzare la vela e col piede poteva far uscire la chiavarda della barca. L’imbarcazione aveva un foro otturato dalla chiavarda, accanto alla carena. Era questo il piano di Ghirorghìs, che conservava ancora qualcosa delle sue inclinazioni infantili nella sua vita di marinaio e desiderava, proprio come i bambini affondano le loro barchette giocattolo, affondare spesso la sua barca, per saziarla di mare, e saziarsi a sua volta di nuoto. Con un calcio, ancor meno, con un colpetto di un dito del piede, poteva mandare all’altro mondo tre anime: marito, suocera e moglie… A meno di non voler salvare quest’ultima! Il capitano era goffo, ma in qualche modo se la sarebbe cavata nuotando. La riva distava soltanto mezzo miglio. Lo sposo sarebbe calato a picco con tutte le sue case… o meglio, senza le sue case, senza i campi e senza i beni. La vecchia Maruditsa… lei aveva fatto il suo tempo. Ormai la figlia l’aveva maritata, ormai era padrona di casa. Alla messa funebre ci avrebbe pensato lui… insieme ad Archondo. Avanti! Coraggio! Forza! No, non doveva affondare la barca togliendo il rapporto. Il mezzo non era degno di un galantuomo, era anzi spregevole! E non era neanche il più sicuro. Era capitato spesso che dei naufraghi si salvassero pur non sapendo nuotare. Mentre, d’altra parte, molti nuotatori provetti erano annegati perché la barca si era capovolta. Ecco quindi quello che bisognava fare. La barca non doveva affondarla: doveva capovolgerla! Sarebbe stato uno spettacolo dilettevole vedere Sigurantsas nuotare come una foca lontano da lui. Si sarebbe staccato dallo sposo, si sarebbe liberato della suocera e si sarebbe gettato in mare. La vecchia avrebbe fatto appena in tempo a segnarsi l’ultima volta, e la voce dell’agonia sarebbe stata soffocata negli abissi. Lui invece avrebbe preso Archondo per il braccio… per l’ascella… no, per la vita! E avrebbe galleggiato e nuotato con lei. Per una volta sarebbe diventato dolce l’amaro del mare salato! Filava, filava come un delfino, soffiava e spruzzava acqua come una balena, e portava avanti il braccio con i fendenti di un pesce spada. Nuotava col braccio destro e teneva stretta la ragazza col sinistro. In alto la testa, in alto, per farla respirare con la sua boccuccia rotonda… “Amore mio, non avere paura!”. A poco a poco, miglio dopo miglio, sarebbe andato avanti… Si sarebbe avvicinato alla terraferma, l’avrebbe raggiunta. “Ecco, anima mia, finalmente ci siamo!”. Il male era scongiurato: erano salvi! “ Hai la nausea, anima mia? Adesso è tutto a posto. È annegato qualcuno? No, perché tu sei salva”. E allora, estenuati, mezzo annegati, si sarebbero gettati sulla sabbia stillando acqua di mare. Come rinati e ribattezzati. Lui novello Adamo e lei nuova Eva, con le vesti zuppe di mare incollate alla pelle, peggio che nudi. Alla fine capovolse la barca? Fece annegare i passeggeri? È la ragazza la salvò? Non capovolse la barca, non li fece annegare. Mancò poco che lo facesse, ma questo “poco” mancò. Si fece il segno della croce di nascosto sopra il cuore, sotto la camicia. Si ricordò di dire tre volte “Signore Gesù Cristo”, come gli aveva insegnato sua madre, quando era piccolo, e da allora lo aveva dimenticato. “Se è questo quello che vuole, tanto peggio per lei. Vada pure a vivere con suo marito! Salute e gioia!”. Soffocò la passione, si impose di calmarsi, riprese il controllo di sé e pianse. E apparve un eroe dell’amore.

(Alexandros Papadiamandis, Sogno sull’onda)

martedì 5 dicembre 2023

Il mare ci rende uomini


In mare l'uomo si rasserena. E' la distesa immensa, la vastità incommensurabile che tranquillizza, consola, e sminuisce i problemi della vita. Le difficoltà sulla terraferma,  le frizioni, le frustrazioni, i rapporti con le persone,  gli obblighi, è sufficiente guardare le onde e l'esistenza si placa in petto. Poi magari si alza il vento, le onde torreggiano sopra la barca, più alte, sempre più alte, gli avvallamenti così profondi che quasi vedi il fondo dell'oceano, come se stesse salendo verso la superficie per venire a prenderti. L'umidità pungente, il lavoro, la fatica di trascinare il pesce a riva e lavorarlo in qualsiasi condizione,  con il sole e il caldo, con il gelo e la neve. L'arte marinara è libertà.  Ma la libertà significa anche non poter contare su nessuno, affidarsi a nessuno, e tantomeno le proprie preghiere,  perché la benevolenza del cielo rimane sulla terraferma.  Non si può fare affidamento che su se stessi. Ecco perché il mare ci rende uomini.

(Jon Kalman, I pesci non hanno gambe)

lunedì 30 ottobre 2023

Il punto d’equilibrio


Alla fine l’andar per mare si risolve tutto nella ricerca del punto di equilibrio fra due istanze contrastanti: audacia e prudenza. Un punto ovviamente personalissimo e che dipende dalle proprie capacità, dai mezzi che si hanno a disposizione, è dalle circostanze. La sola audacia porta a farsi male, la sola prudenza a marcire in porto. L’ho sempre pensato, e recentemente l’ho letto in un bel libro di Victor Hugo, I lavoratori del mare: “Aveva il timore del possibile temperato dall’istinto del probabile: uno di quegli uomini di mare, insomma, che affrontano il pericolo in consapevole misura e che da qualsiasi avventura sanno trarre successo”.

(Luciano Piazza, Pensieri)

venerdì 27 ottobre 2023

Mare d’Islanda


La finestra della stanza di Oddur e dei suoi due fratelli guardava il mare, e ogni sera si addormentava con le onde che incalzavano incessantemente la riva e si svegliava al mattino alla stessa melodia. Il mare gli parlava, componeva le sue ninnananne per cullarlo e fargli prendere sonno, lo destava ogni giorno con il suo chiacchierio allegro, è più facile essere felici se si vive sul mare.

(Jon Kalman Stefansson, I pesci non hanno gambe)

martedì 10 ottobre 2023

Kaflavik


A Kaflavik ci sono tre punti cardinali: il vento, il mare e l’eterno.

(Jon Kalman Stefansson, I pesci non hanno gambe)

venerdì 1 settembre 2023

Olympic Marina

 
La sveglia è alle 6.30. Sistemiamo le ultime cose a bordo prima dell'alaggio. Maurizio e Sharla, con cui ieri sera abbiamo trascorso una piacevolissima serata, salpano alla volta di Salamina. Domani intendono attraversare il canale di Corinto, prima che chiuda nuovamente in autunno. Alle 8 ci spostiamo nel bacino d'alaggio e mezz'ora più tardi Habibti è fuori dall'acqua. Una volta nell'invaso fissiamo il telone cerato a protezione dello spryhood e del pozzetto e accatastiamo in bagno i parabordi. Gli inservienti si lamentano della gestione del Marina. I prezzi sono diventati esorbitanti, un sacco di gente se ne lamenta e già molti dei clienti abituali se ne sono andati. Per contro loro continuano a ricevere un salario minimo. Anche per noi qui sarà l'ultimo anno. A partire da quello prossimo avremo molto più tempo a disposizione e così potremo gestire la barca in modo più oculato. Salutata Habibti, ci sediamo all'ombra sulla terrazza del bar del Marina. Fa ancora molto caldo. Pranziamo a Lavrion alla solita taverna, ordinando le loro insuperabili cozze alla mostarda. Poi con un taxi raggiungiamo l'aeroporto. Il volo per Roma decolla alle 20.00. A Fiumicino attendiamo per due ore i bagagli in quanto il nastro sul quale dovrebbero arrivare si è rotto. Invece di spostarli su un nastro diverso dobbiamo aspettare la sua riparazione che, casualmente, avviene solo dopo che la partita di calcio Roma-Milan, trasmessa alla televisione, è terminata. Sarà una pura coincidenza? I passeggeri sono furiosi. Raggiungiamo l'hotel. Trascorreremo in Italia un'altra settimana per sbrigare una serie di impegni e poi si rientrerà a Riad, dove mi attendono mesi di lavoro molto impegnativi.

(Giornale di bordo)

giovedì 31 agosto 2023

Olympic Marina


Nel corso della notte mi alzo e vado a fissare con uno stroppino ad una delle sartie la drizza della randa della barca ormeggiata alla nostra sinistra. Sulla barca non c'è nessuno e la drizza continua a sbattere fastidiosamente contro l'albero. Alle 9 smontiamo le vele che stiviamo sottocoperta. Mentre sistemo il gavone sotto la cuccetta della cabina di prua scopriamo il motivo per il quale le batterie non si ricaricano quando colleghiamo il cavo alla colonnina dell'elettricità. Davo ormai per scontato che il Mastervolt avesse un problema, invece mi accorgo solo ora che non avevavo posizionato correttamente la manopola dell'apposito interruttore. Qualche "allievata" di tanto in tanto bisogna pur farla! Trascorriamo la giornata a risettare la barca per l'invernaggio. Mentre tolgo il bimini una delle piccole sbarre in acciaio amovibili che lo tengono teso mi cade accidentalmente in acqua, in corrispondenza della poppa di Habibti. Il fondale è di 5 metri, ma purtroppo la visibilità in acqua è veramente nulla e scendere in apnea non me la sento. La recupererà il giorno dopo il sub che ho chiamato appositamente. La troverà, dopo essere stato immerso con le bombole per un paio di minuti, conficcata nel fango del fondale dalla parte opposta del pontile galleggiante. Facciamo la conoscenza di Maurizio e Sharla, gli armatori di "Bluesiana", un bel 16 metri disegnato da Pet Douglas di una quarantina d'anni. Maurizio è un insegnante che proprio domani andrà ufficialmente in pensione. Con il suo accento veneto è veramente simpatico. E' spostato con Sharla, di origine americana, da 35 anni. Si sono conosciuti molto giovani ad Alicudi, nel periodo "hippie", come ci tengono entrambi a sottolineare. La loro ospitalità a bordo è squisita e un iniziale aperitivo si traforma in una serata che termina all'una di notte, quando un discreto numero di bottiglie di vino vuote giacciono ben allineate sul paiolato del pozzetto. 
 
(Giornale di bordo)

mercoledì 30 agosto 2023

Ormos Kastri (Eubea) - Olympic Marina


Nella notte il vento previsto da nord non arriva. Invece soffia da sud-ovest e così nella baia entra un'onda fastidiosa. Si balla parecchio. Mi alzo verso le due di notte per controllare la situazione. Anche le barche che sono nella zona più ridossata della baia, quella con i bassi fondali e protetta da un piccolo promontorio, dondolano parecchio. Rinuncio così all'idea che mi era venuta di spostarmi dando fondo in quella parte della baia, ad un centinaio di metri da qui. Come sempre il meglio è il nemico del bene. E poi non sarebbe stato comunque risolutivo. Nell'aria c'è molta umidità e il ponte è completamente bagnato. Cerco di riaddormentarmi stendendomi su uno dei divani in quadrato. Si sveglia anche Tania e, infine, troviamo una sistemazione accettabile stendendoci di traverso nella cuccetta della cabina di prua. In questo modo il movimento che percepiamo è sussultorio e non ondulatorio e riusciamo a riaddormentarci nuovamente. Al mattino tutto si calma. Nel consultare le previsioni risulta che il tempo nei prossimi gioni sarà pessimo. E in più il vento girerà continuamente nel corso delle diverse ore della giornata rendendo difficile trovare un ridosso protetto a 360 gradi. L'unico potrebbe essere la baia di Ormos Vourkari sull'isola di Kea. Ma comunque significherebbe trascorrere lì almento cinque dei sette giorni che ci restano prima di alare Habibti. Un programma che non ha nessun senso. Pertanto decidiamo di modificare totalmente i nostri programmi e di anticipare di una settimana la nostra partenza. Oggi rientreremo all'Olympic Marina, che di qui dista una trentina di miglia, in modo da poter rassettare la barca e poterla alare venerdì mattina. Durante la traversata cambiamo i biglietti aerei per Roma, acquistiamo quelli nuovi per Milano Malpensa e per il ritorno a Riad, modifichiamo le prenotazioni alberghiere e quella dell'autonoleggio, cambio l'agenda di tutti gli impegni lavorativi che avevo preso. Tutto ciò ci prende un sacco di tempo e così ci ritroviamo al traverso di Lavrion che sono già le 16.45 senza manco accorgercene. Prima di ormeggiare al pontile intendo fare il pieno di gasolio. Al distributore c'è la coda e quindi diamo fondo all'esterno del Marina accanto ad altre barche in attesa aspettando che ci chiamino per radio al nostro turno. Sopraggiunge anche la barca dei tedeschi con lo scafo blu che avevamo incontrato la prima volta a Peristeri e poi a Ormos Kastri. Ci salutano e passandoci accanto fanno i complimenti ad Habibti. Si mettono alla fonda anche loro in attesa del loro turno per andare al distributore. Fatto gasolio, ormeggiamo ad uno dei pontili accanto ad una barca a vela con a bordo una giovane coppia tedesca. Lui è piuttosto taciturno, ma la moglie nel conversare con Tania, mentre io lavo la barca, le dice che sono partiti da Amburgo lo scorso anno lasciando la barca a Barcellona dove l'hanno recuperata in primavera. La loro intenzione è di trascorrere in Egeo un paio di stagioni e poi rientrare in Germania. Lavata la coperta facciamo un salto agli uffici del Marina per pagare il soggiorno e a fare il contratto per lasciare la barca in cantiere fino al marzo prossimo. Di andare a mangiare a Lavrion non ce la sentiamo. Siamo piuttosto stanchi e poi dobbiamo finire le poche cose che ci restano in cambusa. Non ci va nemmeno di cucinare e così la soluzione è preparare una bresaola condita con olio e limone, terminare le due uova sode che abbiamo in frigo e il gorgonzola che ci ha seguito fin da Riad. 
 
(Giornale di bordo)

martedì 29 agosto 2023

Ormos Renes (Skyros) - Ormos Kastri (Eubea)


Ci svegliamo alle 5 e partiamo una mezz'ora più tardi. Oggi ci attendono una cinquantina di miglia. Vogliamo attraversare lo stretto di Kefira prima che sopraggiunga il vento forte previsto nei prossimi giorni. Quello di Kefira è uno dei passaggi più delicati dell'intero Egeo. Quando soffia forte il meltemi, anche a causa della corrente, al suo interno si forma un mare talmente mosso che le stesse navi preferiscono non affrontare il passaggio. In passato, è capitato anche a noi di vederle alla fonda, ridossate dietro capo Sunio, in attesa che le condizioni del mare migliorassero. Oggi, invece, le condizioni sono ideali. Soffia un vento da nord-est sui 10 nodi. Inizialmente lo prendiamo al gran lasco, ma quasi subito lo abbiamo in poppa piena. La navigazione si svolge tranquilla. Vediamo un tonno e un paio di delfini. Avvicinandoci all'Eubea cominciamo a distinguere una serie interminabile di pale eoliche. Abbiamo una leggera corrente a favore. Nei pressi di capo Ak. Kefireas incrociamo una barca a vela che risale a motore. La costa dell'Eubea in questo tratto è molto scoscesa e senza possibilità di ridosso. Superiamo i capi di Ak. Merouthi e Ak. Thimi. L'isola di Andros è a poche miglia sulla nostra sinistra. Il punto più stretto del passaggio ha una larghezza di 6 miglia. Le pale eoliche deturpano irrimediabilmente il paesaggio, anche perchè per raggiungerle le pendici delle colline sono state devastate da una rete fittissima di strade sterrate. Ci interroghiamo sulla loro effettiva ecosostenibilità, per la buona pace degli ambientalisti più integralisti. Ormos Platanisto è la prima baia accessibile in tutto questo tratto di costa. E' caratterizzata da una lunga spiaggia con alle spalle un paesino. E' comunque un ridosso molto aperto e protetto solo dai venti del primo quadrante. Un paio di miglia più a sud si trova Ormos Kastri, la nostra meta e l'unico vero ridosso dai venti settentrionali dell'intero passaggio. Diamo fondo al suo interno alle 13.30 vicino ad un peschereccio. C'è anche un'altra barca: un Hanse battente bandiera svizzera. Nel dare fondo faccio attenzione di tenermi a debita distanza da due cavi sottomarini segnalati sulla carta. A terra ci sono alcune case e una lunga spiaggia di sabbia. Raggiungo la riva a nuoto una prima volta per verificare se per caso vi sia anche una taverna nella quale pranzare. Non trovo la taverna, ma almeno individuo dei cassonetti per la spazzatura. Ormai il gavone di prua è pieno di sacchetti dell'immondizia di cui dobbiamo sbarazzarci. Ritorno in barca a recuperarli e torno a terra a nuoto una seconda volta. Sulla spiaggia ci sono un paio di famiglie greche con i bambini che sguazzano nell'acqua. Nel pomeriggio entra nella baia la barca a vela con lo scafo blu battente bandiera tedesca che avevamo incontrato a Peristeri. Arrivano anche un grande gommone semicabinato, che sceglie la parte più ridossata della baia dove però i fondali sono piuttosto bassi e una barca a vela vecchiotta con a bordo una coppia di italiani. Il peschereccio se ne va al tramonto. Ora nella quale, come nostro solito, ci trasferiamo a prua per un aperitivo. Ci tiene compagnia una bella luna piena.
 
(Giornale di bordo) 

lunedì 28 agosto 2023

Skiropoula - Ormos Renes (Skyros)


Nella notte ormeggia leggermente fuori dalla baia una grande barca a vela che lascia accese a lungo le luci di bordo. La mattina seguente ci svegliamo presto. Con la luce del giorno notiamo che su una delle sue sartie di sinistra sventolano delle bandiere di varie nazionalità. A bordo se la stanno ancora dormendo alla grande. Facciamo una bella navigazione a vela con un vento al traverso sui 12 nodi, procedendo parallelamente alla costa occidentale di Skyros. Raggiunto Nisos Plati, che si trova nella parte meridionale dell'isola, chiudiamo le vele ed entriamo nell'ampia baia di Tristomo. Qui si trova una base della marina militare greca nella quale non vediamo anima viva. Anche i due lunghi moli d'ormeggio al momento sono deserti Lasciamo la base sulla nostra sinistra tenendoci a debita distanza e percorriamo al centro il canale che separa l'isola di Despotis, che alcune carte riportano col nome di Nisos Sarakino, e la costa di Skyros. Arrivando da sud l'ingresso del canale è segnalato da un fanale. Superato quest'ultimo, viriamo a sinistra ed entriamo in Ormos Renes, una baia che si insinua nella parte più meridionale di Skyros e che sul fondo si divide in quattro insenature. Diamo fondo in quella più a sud in quanto la più ampia è occupata da una barca di francesi che rispondono a malapena al nostro saluto. Se ne andranno una mezz'ora più tardi senza nemmeno girare la testa. Ci spostiamo al loro posto, dando fondo davanti ad una spiaggia dietro la quale si trova un capanno per le pecore con un abbeveratoio. Nella baia è battuta da forti raffiche che prendono forza scendendo dai versanti delle colline circostanti totalmente prive di vegetazione. Il paesaggio è davvero lunare. Nel corso della mattinata vediamo in lontananza un paio di barche per i turisti che si dirigono verso il tratto di costa che precede capo Ak. Armeno, poco più a sud. Ne deduco che quel tratto è sicuramente meglio ridossato rispetto a dove ci troviamo noi. Do uno sguardo alla carta nautica che in quella zona indica fondali abbastanza profondi, non adatti a trascorrervi la notte. Nel pomeriggio il vento si calma e inaspettatamente gira da sud-ovest. In questo modo la baia risulta totalmente aperta, ma poiché nella notte esso dovrebbe girare nuovamente da nord-est decidiamo di spostarci. Pranziamo nel tardo pomeriggio: una minestra coi funghi, un'insalata verde e un po' di formaggio. Al tramonto come la solito ci sediamo a prua con il nostro bicchiere di retsina e seguiamo gli spostamenti di un gregge di un centinaio di pecore che, dopo essersi dissetate all'abbeveratoio, si inerpicano a gruppi lungo un sentiero che risale obliquamente il versante della collina. Il suono delle campanelle che hanno al collo riempie tutta la baia e si attenua piano piano, man mano che il folto gruppo sparisce dietro alla collina. Spunta la luna. Ormai è quasi piena e la sua luce illumina la notte stellata. Abbiamo la fortuna di essere soli in questo posto davvero magnifico, che pare fuori dal mondo.
 
(Giornale di bordo) 

domenica 27 agosto 2023

Peristeri - Skiropoula


 
La notte trascorre calma e al mattino partiamo molto presto. Apriamo da subito le vele. Lasciamo le isolette di Nisidhes Adhelfoi sulla dritta e attraversiamo il passaggio tra lo scoglio di Vrak. Barketta e quello di Vrak. Adhelfopoulo. Il vento soffia sui 20 nodi e prendiamo un'onda alta al traverso. In un primo momento faccio rotta verso la punta settentrionale dell'antistante Nisos Skantloura, che alcune carte riportano con il nome di Piperi. Si tratta di una area in cui l'ancoraggio è vietato trovandosi  all'interno della zona A del parco naturale di Alonissos e delle Sporadi settentrionali. Appena l'isola ci fa da leggero ridosso e l'onda diminuisce un poco viro leggermente e al gran lasco raggiungiamo il pasaggio tra il capo di Ak. Korakas e l'isolotto di Nisos Skandali. Sulla nostra dritta vediamo una barca a vela proveniente probabilmente da Skopelos che scende come noi. Il vento si attenua e per tutto il resto della navigazione non supererà mai i 12 nodi. La navigazione non è troppo agevole in quanto puntando sull'isola di Skiropoula dobbiamo mantenere un'andatura quasi sul fil di ruota. Il che, con le onde sempre al traverso, richiede molta attenzione. L'altra barca a vela che scende al gran lasco quasi ci raggiunge, ma appena è costretta anche lei a modificare la rotta per poter raggiungere raggiungere Skyros, la sua andatura rallenta notevolmente, tanto che seppur sia più grande di Habibti e disponga di un genoa al 140% alla fine avanziamo alla stessa velocità. In prossimità di Skiropoula chiudiamo le vele e a motore superiamo la pericolosa secca che si trova a sud-est dell'isola lasciandola abbondantemente sulla dritta. Sulla costa meridionale dell'isola ci sono due baie ben ridossate dal Meltemi. Noi diamo fondo in quella di destra che la carta nautica indica come Ormos Limani. Vi troviamo un'altra barca a vela. Probabilmente un charter in quanto lo skipper è greco mentre il resto dell'equipaggio che è formato da soli uomini che ci sembra parlare in russo. Nel pomeriggio se ne vanno e prima di partire lo skipper ci chiede se intendiamo trascorrere la notte qui. Rispondo in modo piuttosto vago. La presenza di questo gruppetto, dal comportamento piuttosto greve, come spesso solo i russi e i tedeschi sanno avere, non so perchè, ma per la prima volta, ci aveva creato un certo disagio. Restati soli, per pranzo preparo degli spaghetti con la 'nduja. Prima di sera ci spostiamo un poco più al centro della baia in modo da non essere troppo vicini alla scogliera. Il luogo è molto bello, con un'acqua davvero cristallina e un fondale di sabbia ottimo tenitore. Le pendici dell'isola sono ricoperte dalla vegetazione e al suo interno si trova un piccolo monastero. Dal 1860 fino al 2001 l'isola è restata di proprietà della famiglia Antoniadis, nota per aver una lunga tradizione militare nella marina ellenica. Mentre dal 2001 è divenuta proprietà di un ricco uomo d'affari cipriota. Nonostante sia privata non vi è il divieto di scendere a terra, anche perchè al momento risulta abitata solo da un gregge di pecore. Queste fanno la loro apparizione sulla spiaggia verso sera. Alle 21 siamo già a letto. All'esterno, per la prima volta la temperatura è piuttosto fresca e inoltre la giornata, iniziata presto, è stata un po' stancante.
 
(Giornale di bordo)

sabato 26 agosto 2023

Peristeri

Verso le 3 del mattino, come indicavano le previsioni, il vento comincia a soffiare più forte. La baia è ben ridossata e penso che bene abbiamo fatto a spostarci qui ieri sera. Fossimo rimasti a Ormos Tzorzi avremmo sicuramente ballato tutta la notte. Ci alziamo che sono le 8 e decidiamo di restare fermi qui un'altra giornata. Domattina il vento dovrebbe diminuire e restare moderato fino alla metà della prossima settimana. Dopo di che Meteo Greece indica altri sette giorni di vento molto forte da nord. Mi rendo conto che se risalissimo verso Nisos Kyra Panagia, dove mi sarebbe piaciuto fermarmi un paio di giorni nella baia di Planitis, perderemmo questa finestra di bel tempo e ci toccherebbe attraversare lo stretto di Kefira, un passaggio delicato tra l'Eubea e Andros, con vento molto forte. Cosa che tutti sconsigliano ampiamente di fare, essendo uno dei passaggi più delicati dell'Egeo in caso di cattivo tempo. Così prendiamo la decisione che l'indomani inizieremo la nostra discesa verso sud. Per evitare che i sacchi dell'immondizia stivati nel gavone di prua attirino le vespe che fino ci avevano ronzato intorno ieri sera metto in atto un pratico sistema che consiste nel comprimere tutta la spazzatura non organica nelle bottiglie di plastica vuote dell'acqua e nel ridurre in pezzettini tutto ciò che è organico. A nuoto porto a terra la parte commestibile che lascio ammucchiata su un masso piatto nel posto in cui la sera prima avevamo visto pascolare alcune capre. L'idea si revela davvero brillante in quanto in questo modo abbiamo ridotto di molto l'ingombro della spazzatura a bordo, reso felici le capre che poco dopo hanno mangiato tutto quanto gli avevo lasciato ed eliminato il problema della presenza delle vespe. In mattinata arriva nella baia un barcone di turisti che ormeggia sulla spiaggia. Due delle tre barche a vela che avevano trascorso qui la notte se ne vanno e nel corso della giornata la baia si riempie gradulamente di nuovi arrivati. Tra questi c'è anche un cahrter con un gruppo di italiani a bordo che impiegano più di un'ora per ormeggiare portando le cime a terra. La maggior parte delle barche resterà qui solo per la giornata e la sera ritorna nuovamente la calma.

(Giornale di bordo)

venerdì 25 agosto 2023

Ormos Limonari (Skopelos) - Ormos Tzorizi (Alonissos) - Peristeri

Nel fare le solite duecento bracciate mattutine passo accanto al catamarano che ieri aveva tenuto il generatore acceso fino a tarda serata. Questa mattina, nonostante sia molto presto, il generatore è nuovamente in funzione ed è veramente rumoroso. Mi chiedo come si possa trascorrere un'intera giornata in mare su una barca che, almeno teoricamente, dovrebbe usare le vele come mezzo di locomozione ed avere questo rumore infernale nelle orecchie. Una domanda retorica, me ne rendo conto, ma davvero inevitabile. Salpiamo verso le 11. Apriamo subito le vele, anche se sotto costa il vento gira continuamente. Avanziamo di bolina larga fino al traverso di capo Ak. Kioutro. Qui il vento da nord-nord-ovest diventa costante e aumenta fino a 20 nodi, il che permette ad Habibti di raggiungere una velocità di 8 nodi. Puntiamo su Alonissos. Un primo traghetto ci sfila sulla dritta in senso contrario al nostro e, quasi contemporaneamente, un'altro traghetto ci supera a sinistra a meno di un paio di centinaio di metri di distanza. Le rispettive onde incrociate ci sballottano parecchio. Superato il capo Ak. Kokkinokastro chiudiamo le vele ed entriamo nella baia di Ormos Tzorizi dove ci sono alcune barche alla fonda.  Diamo fondo in 6 metri d'acqua tra una vela battente bandierea inglese e un'altra con bandiera polacca. Quest'ultima se ne va dopo una mezz'oretta. Nella baia il vento soffia da terra ma, stranamente, l'onda entra dalla direzione opposta. Probabilmente si incanala nel passaggio tra l'isola di Alonissos e quella di Peristeri e seguendo la conformazione della costa provoca questo fenomeno. Per pranzo cucino due milanesi che mangiamo con un'insalata verde. I polacchi che se ne erano andati la mattina ridanno fondo sulla nostra sinistra. L'onda, che continua ad entrare dal lato del mare aperto, aumenta e rende la permanenza sempre più scomoda. Di trascorrere tutta la notte ballando in questo modo proprio non ci va e quindi decidiamo di spostarci in una baia che già conosciamo nella vicina isola di Peristeri, che si trova a sole tre miglia di distanza. La raggiungiamo in una mezz'ora di navigazione. Nella baia, decisamente ben ridossata, ci sono tre vele alla fonda: due charter e una terza barca con lo scafo blu con le cime a terra. Diamo fondo al centro della baia in 15 metri d'acqua filandone cinquanta di catena. C'è qualche ape che ci ronza intorno, credo a causa dei sacchetti dell'immondizia che abbiamo messo nel gavone di prua, ma queste spariscono al tramonto. Trascorriamo la serata seduti a prua godendoci questa bella baia immersa nel verde. A terra, a parte un paio di case che al momento sono disabitate, vediamo pascolare solo un gruppetto di capre che danno davvero l'impressione di essere le incontrastate padrone dell'isola.

(Giornale di bordo)

mercoledì 23 agosto 2023

Skiathos - Ormos Limonari (Skopelos)


Come al solito ci svegliamo presto. Lavo la barca e faccio il pieno d'acqua. Scendiamo a terra per comprare le ultime cose per la cambusa. Alle 10, orario nel quale i charter giornalieri salpano dalla banchina, ci spostiamo su quest'ultima dove Kostas con la sua autobotte ci fa il pieno di gasolio. Salpiamo quasi contemporaneamente ad un'altra barca. Lo skipper ci saluta. Ci sembra che sia Vassili, che avevamo conosciuto alla trattoria nella quale avevamo pranzato l'altro giorno. Facciamo una bella navigazione a vela fino al capo meridionale di Skopelos. Il vento da nord ci consente un comodo gran lasco. Il mare è calmo e Habibti scivola sull'acqua a 5 nodi di velocità. Come al solito, la costa meridionale di Skopelos è battuta dal vento catabico. Diamo fondo ad Ormos Limonari. Nella baia troviamo ormeggiate alcune barche, tra cui un Ovni con bandiera italiana. Nessun saluto da parte dell'equipaggio. Sulla spiaggia c'è uno stabilimento balneare pieno di gente. Nel pomeriggiono arrivano altre barche e per la prima volta quest'anno finiamo con il trovarci in una baia affollata. Tra i nuovi arrivati ci sono anche due catamarani. Uno di loro tiene il generatore acceso tutto il tempo. Per fortuna non è troppo vicino a noi. Come spesso accade assistiamo al solito circo al momento in cui gli equipaggi dei charter devono dare fondo. Uno di questi rischia anche di venirci addosso. Pranziamo verso sera. Preparo delle penne di lenticchie con un sugo al peso e pomodorini. Ne approfittiamo anche per fare il biglietto aereo Atene-Roma per l'8 di settembre. La serata la trascorriamo seduti a prua godendoci un bicchiere di retsina. Il catamarano, fortunatamente, ha anche spento il suo noioso generatore e con il buio arriva anche il silenzio.

(Giornale di bordo)

Skiathos


Decidiamo di fermarci qui un altro giorno. I porti come Skiathos, con un via vai di traghetti che alzano continuamente onda non ci piacciono, soprattutto perchè c'è sempre il rischio che una più forte delle altre faccia sbattere la poppa contro il pontile. Oggi non dovremmo correre questo rischio in quanto la poppa di Habibti è ad almeno due metri dalla banchina. Dal punto di vista pratico è un po' disagevole in quanto tutte le volte che dobbiamo salire e scendere dalla barca mi tocca mettere e togliere l'asse della passerella che è quasi al limite della sua lunghezza, vale a dire un paio di metri. Ma in questo modo siamo tranquilli, anche quando lasciamo la barca incustodita. La sosta odierna ci consentirà di portare in lavanderia la biancheria che ormai si è accumulata in questo periodo. Mentre scendiamo a terra, sul pontile incontriamo Sergio e la moglie con i quali percorriamo un tratto di strada. Di prima mattina la cittadina è ancora semi deserta. Facciamo un salto in farmacia dove vorrei comprare un'altra confezione di antibiotici. La caviglia è ancora un po' infetta e continua farmi male e quindi preferisco continuare la cura antibiotica per un'altra settimana. Purtroppo per avere gli antibiotici in Grecia è assolutamente necessario disporre di una prescrizione del medico. Ogni tentativo di farcela vendere senza quest'ultima è vano. La farmacista ci indica dove si trova la struttura sanitaria pubblica alla quale poterla richiedere, ma, lungo il cammino, un signore ci sconsiglia di rivolgerci lì in quanto rischieremmo di passarvi tutta la giornata. Ci suggerisce invece di chiedere la prescrizione ad una clinica privata che si trova poco lontano. Il medico di quest'ultima è gentile e mi rilascia la prescizione gratuitamente. Ritornati sul lungomare ci sediamo in un bar per fare colazione. Qui, dopo vari ripensamenti, prendiamo la decisione di riportare la barca all'Olympic Marina per l'inverno. Lasciarla a Chalkidi, come avevamo pensato di fare per risparmiare un poco, non ci conviene in quanto in quest'ultimo posto non abbiamo la certezza di quando poterla alare per metterla a terra. Guardando le previsioni, durante le prossime settimane a Chalkidi ci sarà sempre vento forte e, poichè il cantiere non ha il travel lift bensì il carrello, il rischio è di non riuscire ad alare la barca in tempo per prendere l'aereo che abbiamo già prenotato per i primi di settembre. Inoltre, resta sempre la seccatura di transitare la notte il ponte di Kalkhis. Così, con una mail che inviamo all'Olympic Marina, prenotiamo il giorno dell'alaggio in quel cantiere. A partire dall'anno prossimo quando, Dio volendo, smetterò di lavorare avremo più tempo a disposizione e, quando ritorneremo in Grecia, potremmo senz'altro organizzarci per lasciare Habibti in cantieri meno esosi rispetto all'Olympic Marina. Trascorriamo il resto della giornata a bordo. Per pranzo apriamo la confezione di "magret de canard con fois gras" che fin'ora avevamo conservato preziosamente e dedichiamo il resto del pomeriggio alla lettura. Verso sera, una coppia, lui olandese e lei lituana, armatori di un Hallberg Rassy 42 Enderlein, ci fanno i complimenti per Habibti. Naturalmente l'apprezzamento ci fa molto piacere, anche perchè più passa il tempo e più ci rendiamo conto, non solo che è una barca perfetta per le nostre esigenze, ma anche che questo modello fa parte di un'ultima generazione di barche con delle caratteristiche ancora tradizionali, sia per quanto riguarda la forma dello scafo che per altre soluzioni tecniche ormai difficili da trovare sulle barche più moderne.
 
(Giornale di bordo)

martedì 22 agosto 2023

Kotte - Skiathos

Lasciamo Kotte di buon'ora. I polacchi accanto a noi ci dicono che intendono restare qui un'altro giorno. Il che non mi pare un'eccelente idea. In giornata il vento da nord-ovest dovrebbe aumentare parecchio e la banchina risulterà parecchio esposta. Margherita e Jean-Francois invece si sposteranno a Ay Apostoloi, il che mi pare molto più saggio. Risaliamo il primo tratto a motore superando capo Ak. Dhrapaio e poi Ak. Trakhili. Dopo quest'ultimo prendiamo il vento che si incanala nel passaggio tra l'isola di Palaio Trikeri e la terraferma. Apriamo le vele e risaliamo di bolina larga a buona andatura. Abbandoniamo il programma originario di trascorrere la notte a Ormos Loutro. Il vento ci facilita la discesa dello Stenon Volou, l'ampio passaggio che da accesso al golfo di Volos. Lo ridiscendiamo al gran lasco raggiungendo una vela che procede davanti a noi con il solo genoa. Lasciato il paesino di Ormos Trikeri sulla sinistra risaliamo l'omonimo canale, che separa la terraferma dall'Eubea. L'intenzione è di raggiungere Platania, un abitato di fronte al quale c'è una baia ben ridossata dal Meltemi. Prendo una mano di terzaroli. Una decisione azzeccata in quanto dopo una decina di minuti il vento gira da nord-ovest e aumenta fino a 25 nodi. Habibti avanza dolce sull'onda anche se questa è piuttosto disagevole. Decido di cambiare ulteriormente programma e di proseguire fino a Skiathos. Nello Steno Skiathou il vento prende ulteriore forza e il mare diventa formato. Habibti, come al solito, è perfetta. Superiamo, lasciandola velocemente alle nostre spalle, un'altra barca a vela che procede a motore e che con questo mare soffre tantissimo. Mantengo la bolina larga che ci permette di progredire velocemente in direzione del capo occidentale dell'isola. Appena possibile mi metto al traverso e poi al gran lasco. Una volta ridossati dietro l'isola la situazione migliora. Il vento rimane, ma l'onda si riduce parecchio. Costeggiamo la parte meridionale dell'isola, tenendoci lontani dal banco di secche che si trova tra Ormos Koukounaries e Platanià. Entriamo nella baia di Skiathos verso le 14. Nel porto c'è un notevole via vai di traghetti. Ormeggiamo su un pontile galleggiante prendendo il posto di un Hanse 58 appena salpato. Ci aiuta nell'ormeggio il titolare di una compagnia di charter che ha due delle sue barche ai nostri lati. Ci teniamo ben distanziati da terra in quanto i traghetti in fase di ormeggio alzano spesso un'onda piuttosto alta, con il rischio di fare danni a poppa sbattendo contro il pontile. Una volta sistemata la barca scendiamo a terra. Pranziamo nella trattoria nella quale eravamo stati in occasione del nostro passaggio qui nel marzo del 2019. Vassili, il cameriere, è molto gentile e il pranzo ottimo. In giro ci sono tanti turisti e moltissime barche. E pensare che l'ultima volta eravamo la sola barca ormeggiata in banchina. Dopo pranzo andiamo a fare un po' di cambusa al supermercato. Il piede mi fa sempre male e nonostante sia quasi una settimana che prendo gli antibiotici l'infezione della ferita non è del tutto passata. La spesa ci viene portata da un inserviente del supermercato con un cammioncino del supermercato fino all'inizio del pontile. Gli strappiamo un passaggio. Sul pontile facciamo la conoscenza di un brasiliano che parla un buon italiano e che è proprietario di un 50 piedi con il quale, ci dice, è transitato anche in Italia. Poi scambiamo due parole con Sergio, un bolognese armatore di un attempato ma sempre elegante Solaris 47. La sua famiglia partirà domani in aereo per rientrare in Italia, mentre lui, insieme al ragazzo di una delle figlie, porterà la barca a Salonicco dove la lascerà a svernare. A bordo hanno un problema con la pompa di uno dei due gabinetti di cui è riuscito fortunosamente a trovare il ricambio. Domani verranno a montarla. Ci diamo appuntamento per il giorno dopo. Verso sera la banchina si riempie delle barche a noleggio che portano i turisti a fare dei giri giornalieri. Dopo le 18 non c'è più un buco libero e qualche charter ritardatario è costretto a dare fondo nella parte diametralmente opposta al porto. Dico nella parte diametralmente opposta in quanto nelle immediate vicinanze del pontile vi è il divieto di ormeggio e sappiamo di barche che, proprio in questi giorni, hanno preso delle multe molto salate. Trascorriamo la serata a bordo.

(Giornale di bordo) 

lunedì 21 agosto 2023

Ay Apostoloi - Kotte

Trascorriamo un'altra notte tranquilla in rada. Nel golfo di Volos il Meltemi arriva molto attutito rispetto alle limitrofe Sporadi nelle quali in questi giorni continua a soffiare molto forte. Sono quasi le 10 quando salpiamo. Insieme a noi partono anche le altre due barche a vela accanto a noi. Superiamo capo Ak. Kefalos e puntiamo verso ovest in direzione di Kotte, un porticciolo che si trova a circa 6 miglia di distanza. Ce ne avevano parlato bene Claudio e Francesca, la coppia di italiani conosciuti a Ormos Vathilikou alcuni giorni fa. Il vento è da nord-ovest sui 5 nodi. Ormeggiamo in banchina accanto ad una piccola barca a vela con una coppia di tedeschi a bordo che non ci danno il minimo aiuto nella manovra d'ormeggio. A guardarli con un po' di attenzione, mi paiono due squinternati. La poppa della loro barca di tanto in tanto tocca contro la banchina, senza che nemmeno vi sia un parabordo a proteggerla. Sembrano del tutto incuranti del fatto, tanto che scendono a terra sedendosi ad un tavolo del ristorante limitrofo per bersi una birra lasciando la barca a sbattere. Partiranno una mezzora più tardi. Quando alano l'ancora mi accorgo che hanno dato a malapena una decina di metri di calumo su un fondale di quasi 5 metri. Poco più tardi ormeggia accanto a noi un Oceanis 393 con bandiera polacca. Con Tania li aiutiamo con le cime. Anche loro danno poca catena e quindi in mattinata saranno costretti a ripetere la manovra. A differenza dei tedeschi, almeno questo equipaggio è simpatico ed educato. Facciamo anche la conoscenza di Margherita e Jean-Francois. Il loro Oceanis 411 è ormeggiato all'inglese al molo che si trova sulla nostra destra. Sono una coppia molto simpatica. Ci dicono che da alcuni lasciano la barca a svernare al Lividitis Yacht Yard, un cantiere economico ed affidabile che si trova a Limini. Ci facciamo lasciare il numero telefonico, nel caso in futuro ci potesse servire. Jean-Francois mi dice che nella zona di Limini il mare è quasi sempre calmo, anche quando nel canale dell'Eubea il vento alza parecchia onda. Un'altra cosa da tenere presente in futuro, nel caso ci capitasse ancora di risalire la parte settentrionale dell'Eubea in estate, quando il soffia forte il Meltemi. Sospendiamo l'interessante conversazione quando arriva il taxi che li porterà a Trikeri, il paese che si trova sulla collina retrostante ad una decina di chilometri di distanza. Nel corso della mattinata il vento aumenta leggermente di intensità e sulla banchina si crea un po' di risacca. Pranziamo nel ristorante che si trova poco lontano da Habibti. Il cameriere, all'inizio un po' bubero, piano piano si addolcisce. Tania, con il suo solito modo di saper trattare con le persone, prima della fine del pasto riesce addirittura a farlo sorridere. Spesso abbiamo constatato che questo atteggiamento, all'apparenza un po' chiuso da parte di alcune persone, dipende esclusivamente dal fatto che parlando solo la loro lingua, in questo caso il greco, hanno difficoltà nel comunicare. E così si trincerano dietro ad una maschera severa che, tuttavia, cade in fretta se dall'altra parte si fa un piccolo sforzo. Il pranzo di pesce è davvero ottimo. Nonostante la caviglia ferita decidiamo comunque di andare a camminare un poco. Risaliamo lungo un sentiero che si inerpica lungo il fianco della collina fino a raggiungere la strada checonduce a Trikeri. Il primo tratto è pavimentato poi diventa sterrato e quindi un po' più disagevole. Ci imbattiamo nei ruderi di alcune case e in una fontana in pietra dalla quale sgorga dell'acqua freschissima. Raggiunta la strada asfaltata la percorriamo per un paio di chilometri fino ad un tornante. Di qui la vista sulla costa e sul mare sottostante è davvero panoramica. Da questa posizione sopraelevata assistiamo alla manovra d'ormeggio di una barca a vela che da fondo nella parte più ridossata del porticciolo legando le cime a due bitte che si trovano proprio davanti ai tavoli del ristorante. Ripercorriamo a ritroso la strada dell'andata. Dopo questa lunga camminata la caviglia mi fa decisamente male, tanto che non riesco a camminare senza zoppicare. Mi rendo conto di aver esagerato. La sera ci ritroviamo con Margherita e Jean-Francois e proseguiamo la conversazione interrotta la mattina. Ci raccontano di essersi conosciuti alcuni anni fa in Indonesia. In estate girano l'Egeo in barca e trascorrono l'inverno in India dove, a bordo della loro Royal-Enfield, viaggiano alla scoperta di quel'enorme paese. Si tratta di una coppia decisamente originale, con la quale sentiamo di condividere alcuni punti in comune. Nel corso della conversazione scopriamo che una zia di Margherita, la cui famiglia è originaria e vive a Roma, era solita trascorrere le vacanze estive a Cesana, il piccolo paese in montagna dove sono nato e ho trascorso la mia infanzia. Un altro di quei casi che ti confermano di quanto, a volte, sia davvero piccolo il mondo.

(Giornale di bordo)

domenica 20 agosto 2023

Nisis Alatas - Ay Apostoloi

 

Notte calma. Appena sveglio faccio una lunga nuotata fino a riva. La caviglia morsa dal cane fa male, ma soprattutto l'infezione è evidente. Spero che gli antibiotici facciano il loro effetto. Ci spostiamo nella limitrofa baia di Ay Apostoloi attraversando il passaggio a sud di Nisis Atalas. In questo punto il fondale non supera i 3,5 metri di profobdità. Procediamo lentamente tenendoci per bene al centro. Nella baia troviamo due barche a vela e un grande yacht a motore. Quest'ultimo con bandiera italiana. Diamo fondo in 5 metri d'acqua tenendoci un po' scostati da tutti. Il fondale è costituito essenzialmente da poseidonia. Mi assicuro che l'ancora abbia agguantato a dovere, ma in ogni caso la baia è ridossata perfettamente a 360 gradi. Sulla riva vi sono alcune case sparse. Un paio sulla nostra sinistra sono davvero a pochi metri dal mare. I proprietari sono tedeschi e due piccoli motoscafi sono ormeggiati alla banchina antistante. Un poco più a destra c'è un'altra abitazione in pietra con il tetto di tegole rosse. E' stata ristrutturata anche questa e anche questa è di proprietà di una coppia tedesca che nel corso della giornata ci passa accanto con un grande gommone nero a tutta velocità. Due veri cafoni. Infine, sul lato più a nord, della c'è un pontile a cui è ormeggiato un piccolo yacht a motore con bandiera danese. Lo raggiungiamo a nuoto. Alle sue spalle, nascoste dalla vegetazione ci sono due piccoli prefabbricati. Nel giardino antistante ad uno di essi vediamo una signora seduta su una sedia a sdraio. Essendo proprietà privata ritorniamo sui nostri passi. A parte la coppia di cafoni tedeschi tutti gli altri nostri vicini si godono in tranquillità questo piccolo angolo di paradiso. Per pranzo mangiamo un po' della caponata che avevo preparato ieri. E' sempre un piatto delizioso, soprattutto se, in questa stagione, viene mangiato fresco. Delizioso, ma non proprio leggero. Dopo pranzo è inevitabile una pennichella. Quando ci svegliamo le due barche a vela se ne sono andate. Al loro posto ne arrivano altre due: una è quella della coppia bretone incontrata nei giorni scorsi, l'altra ha bandiera tedesca. Le accumuna il fatto che entrambe hanno un cane a bordo. All'ora del tramonto, come nostra abitudine, ci sediamo a prua godendoci il momento in compagnia di un bicchiere di retsina. 

(Giornale di bordo)

sabato 19 agosto 2023

Ormos Nies - Nisis Alatas


In questi giorni il vento nelle Sporadi è molto forte. Su un canale dei social media qualcuno ha postato un breve filmato della situazione nel porto di Skopelos. Le barche a vela ormeggiate in banchina brandeggiavano paurosamente le une vicine alle altre sbattendo tra di loro e alcune contro il pontile retrostante. A causa del vento forte il traghetto si è trovato costretto ad ormeggiare dando potenza ai motori e sollevando così delle onde altissime all'interno del porto. Abbiamo fatto bene a decidere di fermarci nel golfo di Volos, dove la situazione in questi giorni è completamente diversa. La notte, infatti, trascorre nella calma più totale. Salpiamo verso le 9. Fuori dalla baia prendiamo un leggero vento al traverso proveniente da sud-est sui 5 nodi. Seppur lentamente, per un poco navighiamo a vela. Poi il vento gira in poppa e scema quasi del tutto. Accendiamo il motore e attraversiamo il passaggio che separa Nisis Palaio Trikeri dall'isolotto di Nisos Pithu. Puntiamo sul capo Ak. Kapri oltrepassato il quale si accede nella baia di Ormos Vathoudi. Il portolano indica che si tratta di un ridosso da tutti i quadranti. E forse è per questo che la compagnia di charter Sunsail ha deciso di installarvi una sua base. Nel canale d'accesso alla baia il vento rinforza un poco, ma ormai siamo quasi arrivati e non ha più senso proseguire a vela. Lasciamo l'abitato di Milina sulla sinistra. Di fronte alla sua spiaggia vediamo qualche barca alla fonda. Altre barche a vela sono ormeggiate in un porticciolo che si trova poco più a sud. Ne vediamo gli alberi spuntare da dietro la diga foranea. Penso che potrebbe essere un buon punto nel quale fare rifornimento di gasolio nel caso di necessità. Diamo fondo in 15 metri d'acqua di fronte all'isolotto di Nisis Alatas sul quale si trova un monastero di cui intravediamo l'edificio. Oltre a noi vi è un'altra sola barca a vela battente bandiera polacca. Nel pomeriggio si alza un po' di vento. Vi è anche un po' di andirivieni di motoscafi. Molti sono affittati a ore. Assistiamo anche al tentativo di un gruppetto di persone a bordo di un gommone di fare un po' di sci nautico. Sono alle prime armi e desistono presto. Per pranzo preparo una millefoglie di salmone e melanzane e poi una caponata che mettiamo in frigo per i prossimi giorni. Verso sera da fondo poco lontano da noi una barca vela sui 50 piedi con a bordo una coppia che avevamo intravisto alcuni giorni fa ad Akhillon. Nel passarci accanto ci salutano. Sono transitati nel passaggio che si trova tra Nisis Alatas e la terraferma. Una zona di bassi fondali che ero incerto se attraversare o no l'indomani per uscire dalla baia. Se ci è passato un 50 piedi senza deriva mobile ci dovremmo poter passare anche noi, facendo un poco di attenzione. La serata la trascorriamo seduti a prua. Il vento si è calmato e la temperatura è gradevole. Tania legge la lunga e non sempre lineare storia di Giasone e degli Argonauti. Secondo la tradizione  dovrebbero essere salpati per la loro avventura proprio dalla baia in cui ci troviamo. 
 
(Giornale di bordo)

venerdì 18 agosto 2023

Ormos Loutro - Ormos Nies

 
Notte calma. Oggi intendiamo raggiungere la baia di Ormos Nies che si trova ad una decina di miglia più a nord. Partiamo sul presto e passando accanto alla barca di Gianfranco e Luisa, che sono già svegli, li salutiamo. Ci dicono che oggi si sposteranno a Orei, nel canale di Trikeri, dando fondo all'esterno del porticciolo in un'area protetta dalla diga foranea. Non c'è vento e procediamo a motore. Alle 10.30 raggiungiamo la nostra destinazione. La baia è molto bella ed è un ridosso perfetto da tutti i venti. L'unica direzione dalla quale potrebbe risultare un po' esposta è il nord-ovest. Diamo fondo tra la barca bretone che avevamo visto ieri al nostro arrivo a Ormos Loutro e una battente bandiera olandese. Le uniche due che ci sono nella rada. Gli olandesi se ne vanno poco dopo e noi ci spostiamo al loro posto. In questo punto il ridosso è davvero perfetto, anche nell'eventualità il vento girasse da nord. , che da un lato risulta meglio protetto nel caso il vento girasse da nord. A poche centinaia di metri davanti a noi ci sono alcuni pontili in legno un po' malandati ai quali sono ormeggiate delle piccole barche a motore, mentre un po' più lontano, alle spalle di una stretta striscia di sabbia, si trova un campeggio dal quale proviene un distante vociare di gente e il rumore di un generatore. Verso mezzogiorno decidiamo di scendere a terra. Dovendo raggiungere la riva a nuoto, nella borsa stagna mettiamo un paio di pantaloncini, una maglietta e un paio di scarpe. Raggiunta la terraferma imbocchiamo una strada sterrata che conduce ad un'abitazione immersa nella vegetazione sulla punta di un piccolo promontorio sulla nostra sinistra. La percorriamo in senso opposto, in direzione del pontile e del campeggio. Dopo circa un chilometro la strada diventa asfaltata e dopo un altro chilometro questa si immette sulla strada principale che conduce ad alcune case. Non si tratta di un vero e proprio paese in quanto non ci sono negozi, ma di abitazioni utilizzate per lo più per le vacanze estive. L'unico esercizio commerciale è una taverna. Oltrepassata quest'utima, dopo una leggera discesa, ci imbattiamo in un grosso cane accucciato al bordo della strada. Ha tutta l'aria di essere randagio, ma non ha l'aria aggressiva. Come sono solito comportarmi in questi casi gli passo accanto ignorandolo. Lui, restando accucciato, si limita a  fare un timido abbaio. Lo superiamo e, poco dopo, senza che mi accorgessi che mi si stava avvicinando alle spalle, sento un morso alla caviglia sinistra. Mi giro istintivamente e lo allontano con un calcio. Purtroppo il danno è fatto: la caviglia è sanguinante e, ai due lati del tendine d'Achille, vi sono due profonde ferite provocate dai denti del cerbero. Mi rivolgo a due signori che vedo nel cortile di una casa limitrofa. Uno di loro va a prendere uno spray disinfettante che metto sulla ferita che continua a sanguinare. Mi conferma che il cane è randagio e che aveva morso anche lui al braccio un po' di tempo fa. Poco dopo sopraggiunge il padrone della taverna. E' un ragazzo di meno di trent'anni. Si chiama Dimitri. Mi dice che alcuni mesi fa lo stesso cane aveva morso anche lui all'avanbraccio. Pur avendo denunciato il fatto né la polizia né il Comune fino ad ora hanno fatto niente. Anche perchè un gruppo di animalisti locali si oppone fermamente a che il cane venga soppresso, nonostante mostri chiare turbe comportamentali. Sopraggiunge di lì a poco anche il giovane proprietario della vicina taverna che mi dice che il cane in questione nel corso dell'estate ha già morso almeno una decina di persone. Tra le vittime vi è stato anche un bambino. Chiedo a Dimitri se nelle vicinanze vi sia una farmacia. La più vicina si trova a Sourpi, un villaggio dall'altra parte della montagna ad una decina di chilometri di distanza. Purtroppo qui non ci sono taxi e Dimitri si offre gentilmente di accompagnarci lui. La strada si inerpica con una serie di tornanti fino ad un colle che si affaccia su di un'ampia pianura coltivata. Nell'ambulatorio della guardia medica il dottore mi disinfetta con del mercurio cromo prescrivendomi degli antibiotici e un siero antitetanico da comprare in farmacia. Purtroppo il farmacista mi dice di esserne sprovvisto. Pare che in questo periodo in Grecia vi sia una penuria di molti medicinali di base. Lo stesso ospedale di Volos, la città più vicina, sembra averne terminato le scorte. E' un vero problema, in quanto la ferita si sta infettando. Il farmacista, amico di Dimitri, mi promette che farà di tutto per cercarne una dose. Appena riuscirà a trovarla ci telefonerà. Con questa promessa e una vaga speranza Dimitri ci riporta alla sua taverna. Sono gia' le 14 e per il momento non ci resta altro da fare che attendere. Decidiamo di pranzare qui e ordinoamo un'insalata e delle cozze saganaki. Uno degli avventori del locale ci racconta che il cane in questione era stato adottato dalla gente del posto quando era ancora un cucciolo. Essendo femmina era stata fatta sterilizzare e, sempre gli abitanti del luogo, si era occupati di farla curare quando una volta era stata investita da un auto. Per anni il cane non aveva dato nessun problema, ma nell'ultimo periodo ha cominciato ad aggredire i passanti. Un'altro degli avventori, aggiunge, che a suo parere i proprietari delle case della zona hanno interesse ad avere un cane aggressivo nei paraggi in quanto in inverno, quando le case sono disabitate, ne fa la guardia. La buona notizia ci arriva invece dal farmacista. Con un po' di fortuna è riuscito a trovare una dose di antitetanica che avrà disponibile in serata. Anche Dimitri, che fin'ora si è preso cura di noi, ne gioisce e non solo rifiuta di essere pagato per il pranzo che vuole assolutamente offrirci, ma ci accompagna prima in auto e poi con la sua barca ormeggiata al pontile fino su Habibti dicendoci che verrà a riprenderci in serata. Siamo veramente commossi da tanta disinteressata generosità d'animo. Così, in attesa che il nostro amico ci venga a riprendere, trascorriamo il resto del pomeriggio in barca. Io con il piede a mollo. L'acqua salata non può che fungere da disinfettante. Alle 19 Dimitri ci viene a prendere e ci porta in farmacia dove, finalmente, mi fanno l'agognata puntura. Un'oretta più tardi siamo nuovamente in barca, sempre accompagnati dal nostro angelo custode. A questo punto, nonostante la caviglia mi faccia male, abbia fatto l'antitetanica e abbia iniziato a prendere gli antibiotici, un gin tonic non me lo leva proprio nessuno. Dopo una giornata simile è decisamente meritato.
 
(Giornale di bordo)